La Cassazione sulla prova del dolo di bancarotta fraudolenta in capo al mero amministratore di diritto.

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Cass. pen., Sez. V, Sent. 24 febbraio 2021 (ud. 12 gennaio 2021), n. 7240
Presidente Sabeone, Relatore Scarlini

Con la sentenza in epigrafe, la Corte di cassazione, Sezione quinta, si è pronunciata sul tema dell’elemento soggettivo del reato di bancarotta fraudolenta, con specifico riferimento alla posizione dell’amministratore di diritto della società fallita.

Nel caso di specie il Tribunale del riesame aveva annullato l’ordinanza applicativa di una misura cautelare personale nell’ambito di un procedimento per fatti di bancarotta.

Secondo l’impostazione accusatoria, l’indagato avrebbe ricoperto il ruolo di mero amministratore di diritto. La motivazione posta alla base del provvedimento, ritenuta logica dalla Cassazione, si fondava sul rilievo che la giovane età del prevenuto e la sua estraneità alla gestione della società fossero non consentissero di concludere per la piena consapevolezza del medesimo circa i fatti contestati.

Nel confermare l’ordinanza la Corte ha ricordato che “in tema di bancarotta fraudolenta per distrazione, l’accertamento dell’elemento oggettivo della concreta pericolosità del fatto distrattivo e del conseguente dolo generico deve valorizzare la ricerca di ‘indici di fraudolenza’, rinvenibili, ad esempio, nella disamina della condotta alla luce della condizione patrimoniale e finanziaria dell’azienda, nel contesto in cui l’impresa ha operato, avuto riguardo a cointeressenze dell’amministratore rispetto ad altre imprese coinvolte, nella irriducibile estraneità del fatto generatore dello squilibrio tra attività e passività rispetto a canoni di ragionevolezza imprenditoriale, necessari a dar corpo, da un lato, alla prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell’integrità del patrimonio dell’impresa, funzionale ad assicurare la garanzia dei creditori, e, dall’altro, all’accertamento in capo all’agente della consapevolezza e volontà della condotta in concreto pericolosa”.

 

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